Storytelling aziendale: narrare, per emozionare

Storytelling aziendale: narrare, per emozionare

Storytelling aziendale: cos’è? E perché serve, in determinati contesti, a raccontare un brand? Queste domande sono piuttosto frequenti sul web e non solo, perchè il concetto di storytelling, di narrazione per i social e per la rete, è spesso descritto in maniera assai sfumata. Vediamo di capirne qualcosa di più insieme, in questo breve approfondimento.

Storytelling aziendale: una tecnica di comunicazione

Avete mai notato quanto sono importanti e quanto ci emozionano le storie che ci raccontano da bambini? O quelle che da adulti viviamo al cinema, in tv o in un libro? Bene, il pilastro fondamentale è esattamente questo: narrare per emozionare, per toccare corde nascoste in profondità. Se un brand riesce a raccontarsi o a raccontare i propri contenuti o servizi in maniera emozionale, “prendendo” l’utente, avrà buone probabilità di posizionarsi molto in alto nelle sue preferenze. Di essere ricordato quando l’utente dovrà scegliere un prodotto o un servizio.

Il cuore pulsante sono le storie

In maniera non casuale abbiamo specificato, in apertura, che lo storytelling è utile e fattibile “in determinati contesti”. Qui aggiungiamo anche “a determinate condizioni. Ma perchè questi paletti? Perchè non tutto è utile a creare uno storytelling e non tutti i destinatari avranno orecchio per l’ascolto. La fase primaria e decisiva, nell’ambito di un piano editoriale e di un calendario editoriale studiati sul lungo periodo, è una corretta individuazione di:

  • Target – Capire a chi si rivolge il messaggio e se quella narrazione lo colpirà oppure no.
  • Storie – Selezionare le storie narrabili, a partire da ciò che suscitano e dagli strumenti che possiamo utilizzare per narrarli (video, foto, podcast etc…)
  • Momenti – Individuare il momento in cui raccontare una storia (Natale, un upgrade societario etc…)

Ogni elemento, intersecato con gli altri, costruisce il successo o meno di uno storytelling aziendale. Che si nutre di storie e di persone. Ed è proprio questo che occorre fare: scovare le storie fra le pieghe delle attività che l’azienda e le persone svolgono. Si tratta di fare un lavoro da “documentaristi”, in un certo senso, registrando sguardi, operazioni, modi di fare e emozioni.

Più canali, una stessa storia

Lo storytelling aziendale per sua natura deve essere declinato (se l’azienda ne dispone) su più canali e su più piattaforme. Che manterranno ognuna un tone of voice peculiare e una modalità di copywriting capace di intercettare il pubblico di riferimento su quelle specifiche piattaforme. Per cui, in un piano editoriale che preveda lo storytelling aziendale, occorre prepararsi a realizzare più formati e ad utilizzare più registri narrativi dedicati.

Un viaggio a lieto fine

Lo storytelling deve raccontare un viaggio, un percorso che finisce bene e che in ogni tappa aggiunge un tassello per spingere l’utente a proseguire nella lettura o nella visione del prossimo episodio. E qui torniamo all’esempio iniziale delle storie raccontate nei libri o nei film, che se hanno la capacità di mettere in sequenza delle scene coinvolgenti, ci portano fino alla fine con un crescendo di emozioni.

Narrare significa saper ascoltare e osservare

In conclusione possiamo dire che per essere un buon storyteller occorre essere un ottimo ascoltatore. E un ottimo osservatore. Per capire e tradurre desideri e pensieri del pubblico target, così da riuscire a farli confluire in un progetto ampio ed emotivamente coinvolgente. L’approccio ai social e alla narrazione digital, lo diciamo sempre noi di Think UP, deve essere improntato alle persone. Perchè gli algoritmi sono importanti, ma le persone sono fatte di emozioni e di intimi desideri. E su quelli si costruisce ogni storia di successo.

Photo – Pixabay